Nel mondo della sicurezza informatica, prevenire un attacco è spesso più importante che rilevarlo o mitigarne i danni. Per anticipare le mosse dei criminali digitali è essenziale conoscerne strategie e tecniche, così da poterle contrastare in tempo. Gli honeypot nascono proprio con questo scopo: sono sistemi “esca” che simulano ambienti reali per attirare i cybercriminali e studiarne comportamenti e obiettivi in un contesto controllato e sicuro.
Tra le soluzioni più innovative in questo ambito spicca Beelzebub, un framework open-source ideato da Mario Candela, che integra l’intelligenza artificiale (IA) nei tradizionali honeypot. Grazie all’uso dei Large Language Models (LLM), Beelzebub permette di creare honeypot ad alta interazione in modo semplice e scalabile, offrendo un potente strumento per osservare, analizzare e anticipare attacchi informatici.
In questo articolo analizziamo nel dettaglio cos’è Beelzebub, come funziona e quali vantaggi offre.
Cos’è un honeypot?
In sicurezza informatica, un honeypot – termine inglese che significa letteralmente “barattolo di miele” – è un sistema, ad esempio un server, progettato come trappola per attirare attacchi informatici. Si presenta come un bersaglio facile da colpire per i cybercriminali e sfrutta i loro tentativi di intrusione per ottenere informazioni su di loro e sul modo in cui operano, distraendoli inoltre da altri bersagli più rilevanti. Le informazioni raccolte possono poi essere sfruttate per rafforzare i sistemi di difesa e quindi prevenire attacchi a sistemi critici.
Per renderli più “appetibili”, gli honeypot vengono costruiti attorno vulnerabilità di sicurezza. Ad esempio, possono avere porte di rete che rispondono alle scansioni, oppure lasciare aperti determinati servizi per invogliare l’aggressore a entrare nell’ambiente isolato invece che nella rete aziendale reale. All’interno di un honeypot vi sono dati creati per sembrare riservati, così come informazioni “sensibili”, al fine di convincere l’aggressore di aver ottenuto accesso ad un sistema critico per l’azienda.
Gli honeypot si possono differenziare in base alla complessità del sistema:
- Un honeypot ad alta interazione è progettato per indurre i cybercriminali ad investire il più tempo possibile all’interno del honeypot. Ciò permette di avere più tempo per analizzare le strategie utilizzate dall’aggressore e i suoi obbiettivi. Offrono molte informazioni, ma richiedono maggiori risorse e un monitoraggio costante.
- Un honeypot di media interazione imita un’applicazione vera e propria, ma non ha un sistema operativo. Il loro scopo principale è guadagnare tempo, consentendo all’organizzazione di reagire rapidamente a un attacco in corso.
- Un honeypot a bassa interazione richiede meno risorse e raccoglie meno informazioni riguardo le strategie utilizzare dall’attaccante. Se da un lato, un honeypot a bassa interazione è relativamente semplice da implementare, dall’altro, al suo interno non ci sono dati “riservati” che possano interessare l’attaccante.
Beelzebub è un framework open-source che utilizza Large Langues Models (LLMs) per simulare honeypot ad alta interazione in modo completamente autonomo. In particolare, l’intelligenza artificiale (IA) agisce come un terminale Linux e funziona come un honeypot ad alta interazione lato front-end, ma operando come un honeypot a bassa interazione lato back-end. La virtualizzazione di queste honeypot tramite LLM elimina la necessità di una supervisione continua da parte di umani.
Beelzebub è inoltre entrata a far parte del programma NVIDA Inception, l’iniziativa dedicata alle startup innovative che operano nei campi dell’intelligenza artificiale (IA), offrendo loro risorse tecniche, formazione, visibilità sul mercato e accesso al network di NVIDIA e dei suoi partner.

Funzionalità
Beelzebub mette a disposizione numerose funzionalità:
- Supporto multi-protocollo: gestisce diversi protocolli di rete, tra cui TCP (Transmission Control Protocol), HTTP (Hypertext Transfer Protocol), HTTPS (Hypertext Transfer Protocol Secure), SSH (Secure Shell) e MCP (Model Context Protocol).
- Configurazione semplice: è possibile creare un honeypot senza scrivere codice, definendo le configurazioni in un semplice file YAML.
- Distribuzione flessibile: supporta diversi ambienti di distribuzione, come Docker, Kubernetes (tramite Helm) e il compilatore Go, adattandosi sia a sistemi locali che a infrastrutture cloud.
- Integrazione con ELK Stack: consente di visualizzare i dati in tempo reale tramite Kibana, facilitando l’analisi degli eventi raccolti.
- Monitoraggio con Prometheus: grazie al supporto per OpenMetrics, è possibile raccogliere e analizzare metriche dell’honeypot e creare dashboard personalizzate su Grafana.
- Integrazione con RabbitMQ: il broker di messaggistica permette di collegare Beelzebub a sistemi esterni per notifiche o automazioni.
Conclusione
La sua semplicità di configurazione, l’integrazione con strumenti di monitoraggio e la distribuzione flessibile lo rendono uno strumento estremamente utile per chi si occupa di difesa informatica. Noi della redazione di 8Bit non possiamo che complimentarci con Mario Candela per la realizzazione di questo framework e, più in generale, per il suo costante supporto alla community.






